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| “E’ fuorviante supporre che ci sia una differenza di fondo tra educazione e divertimento” scriveva negli anni ‘60 il massmediologo canadese Marshall McLuhan. Un’affermazione quanto mai attuale anche mezzo secolo dopo. Soprattutto se si pensa alle proficue (e sempre più frequenti) contaminazioni tra didattica e mondi virtuali. Come nel caso di un recente esperimento condotto all’Università del Texas, in cui Second Life si è dimostrata una terapia efficace per chi è affetto da sindrome di Asperger (variante dell’autismo caratterizzata da difficoltà di ordine sociale, e allo stesso tempo, spiccate capacità di apprendimento). Nel tentativo di educare i pazienti a superare gli abituali scogli emotivi, i ricercatori del Dallas Center for Brain Health hanno ben pensato di ricorrere a un ambiente a forte valenza interattiva come Second Life. Hanno così colonizzato un’intera isola del metaverso, dove vengono svolti diverse tipologie di esercizi in tutta sicurezza: simulare un colloquio di lavoro, fare conoscenza con l’avatar di uno psichiatra o terapeuta che si aggira per l’isola (qui un video con gli esperimenti). “Di solito non sono bravo nella comunicazione faccia a faccia. Ora mi sento più preparato per affrontare il mondo reale”, ha dichiarato un paziente a The Chronicle for Higher Education. Nonostante ci sia molto entusiasmo tra i ricercatori, già si sta provando ad andare oltre: “Second Life non riesce a visualizzare bene le emozioni - ha spiegato la coordinatrice del progetto ad ABC News - Ci stiamo spostando verso una nuova piattaforma dove possiamo insegnare meglio le emozioni, spiegare che cos’è la felicità”. ( http://blog.panorama.it)
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