Quello che pensano gli altri influenza grandemente i nostri pensieri, sentimenti e comportamenti. La nostra accuratezza nel formarci impressioni sull’opinione degli altri e sulle norme dei gruppi a cui apparteniamo è una componente essenziale nel guidare le nostre interazioni sociali. Se un’opinione è realmente condivisa oppure noi la stimiamo, per qualche motivo, prevalente, essa ci orienterà nelle nostre riflessioni e nei nostri comportamenti.
Ma quando un’opinione è ritenuta prevalente? Ovviamente quando la sentiamo espressa da più persone. E fino a qui niente di strano.
Quello di cui vi parlo oggi è però la scoperta di un processo psicologico controintuitivo: un’opinione può essere erroneamente ritenuta prevalente in un determinato contesto anche se la esprime una persona soltanto, a patto che lo faccia più volte!
Da qui il titolo di questo post, che è anche il sottotitolo del paper: una singola voce ripetuta può sembrare un coro.
Lo studio è stato realizzato dagli psicologi Kimberlee Weaver, Stephen M. Garcia e colleghi ed è stato pubblicato su Journal of Personality and Social Psychology.
I partecipanti ai loro esperimenti hanno infatti commesso l’errore di stimare come largamente condivisa un’opinione espressa ripetutamente dallo stesso soggetto, benchè la circostanza che si trattasse di un solo individuo fosse chiara e lampante.
Come può verificarsi una cosa del genere? Gli autori argomentano che l’esposizione ripetuta a un’ opinione, indipendentemente dalla singolarità della fonte, ne aumenta la sua accessibilità in memoria rendendocela “familiare”. Quando la sentiamo la volta successiva, la sua familiarità ci fornisce una falsa percezione di prevalenza. Siccome nella vita quotidiana è probabile ascoltare un’ opinione molte volte, quando essa è offerta da differenti persone in diverse situazioni, saremmo portati ad applicare questa usuale e corretta assunzione anche quando l’opinione è offerta ripetutamente dallo stesso individuo. E’ come se dicessimo a noi stessi “questa opinione l’ho sentita già, deve essere molto condivisa”.
Questa inferenza di popolarità dalla familiarità ha delle implicazioni non banali.
Mi viene in mente il recente caso della querelle Papa-Università Sapienza. In quel caso le voci di una sparuta minoranza, ripetute ricorsivamente dai media, hanno sovrastato le posizioni di una silenziosa e straordinariamente numerosa maggioranza, esercitando una potenza di influenzamento abnorme che ha condotto agli esiti che sappiamo.
Fonte:
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