Nei giovani sintomi psicosi sembrano crisi adolescenziale

Notizia riportata sul sito della Sanità del Lazio

"I primi sintomi della psicosi possono essere facilmente interpretati come una comune crisi adolescenziale, ma in realtà il disturbo, che colpisce in media un individuo su 100, inizia a manifestarsi proprio tra i 16 e i 18 anni. E' quanto è emerso dalla lezione magistrale 'L'intervento precoce nella psicosì, tenuta da Paolo Fiori Nastro, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica dell'Università 'La Sapienza' di Roma, presso la Casa di Cura Villa dei Fiori. "La malattia è l'esito di un rapporto tra genetica ed ambiente esterno - ha spiegato Fiori Nastro - in genere, un contesto familiare in cui la relazione con i genitori non è pienamente appagante è terreno fertile per l'insorgenza della psicosi. Studi recenti dimostrano inoltre una concomitanza altissima tra questa patologia e la vita nelle grandi città, l'uso di cannabis e di alcolicì. Secondo l'esperto, oggi la psicosi può comunque essere curata:"La terapia farmacologica è senz'altro un punto di partenza tuttavia è essenziale indirizzare l'adolescente che ha manifestato primi campanelli d'allarme, come disturbi del pensiero e della percezione ad uno specifico percorso terapeutico basato su interventi educativi e psico-sociali". L'intervento precoce però sembra ancora mancare: rilevazioni sull'accesso ai servizi sanitari dedicati dimostrano che tra il manifestarsi dei primi sintomi di psicosi e il contatto con lo specialista trascorre infatti circa un anno.
(ANSA)".

di Redazione
in Sanità

- che dire, di bene in meglio!

Creare allarme e far ricorso agli "specialisti", sciamani del nuovo millennio, mi lascia estremamente perplessa. Perchè, piuttosto, non prendere provvedimenti "preventivi" verso alcuni fattori che si sa essere patologici? Per esempio perché non avviare una campagna di informazione sui danni ai lobi frontali provocati dalla visione e dalla partecipazione, anche simulata (videogiochi) alla violenza? Perché non interessarsi all'inaudita campagna perpetua pro-alcohol condotta anche dalla TV di stato, non mi riferisco solo alla pubblicità, ma anche e soprattutto agli infiniti programmi culinari, alla pseudodivulgazione medica che non fa che propalare i presunti effetti benefici del vino, che invita - quali ospiti di prestigio - produttori di superalcolici e dei micidiali soft-drink? Perchè non interessarsi ad un ripristino dell'assetto scolastico che, coinvolgendo anche le famiglie potrebbe agire da propulsore di un recupero della "partecipazione"; vero antidoto per tanti disagi? E si potrebbe continuare... Non è psichiatrizzando l'adolescenza che si prevengono i suicidi e le psicosi...

Esatto, però la prevenzione costa troppo allo stato, poi dovrebbero per forza di cose abbassarsi lo stipendio per pensare piuttosto che a loro stessi, ai poveri mortali. Gli si chiederebbe troppo, poverini!

Oltre allo stato c'è la cosiddetta "società", cioè noi. Perché non riavviare quel circolo virtuoso dell'impegno nel sociale e del recupero della participazione attiva al territorio?

In che modo, ad esempio?

Per esempio:
- sfruttare gli incontri con i professori per conoscere gli altri genitori, scambiarsi i numeri di telefono e frequentarsi, un modo utile per condividere scelte educative proficue
- attuare in prima persona quelle pratiche di cittadinanza attiva che implicano il farsi coinvolgere nella vita della circoscrizione e/o del paese (gruppi di acquisto, attività socio-ricreative, ecc.)
e si potrebbe continuare... in breve "vivere con gli altri" e non sezionando la propria vita in compartimenti (il lavoro- la famiglia) autoescludentesi.

Mi sembra una bella proposta!
La prima che hai elencato, insieme a dei colleghi ci abbiamo provato, con delle scuole di una provincia del Lazio. Devo dire che è andata abbastanza bene. Purtroppo però, l'anno seguente la scuola non ha più avuto i fondi necessari e abbiamo dovuto lasciare il progetto.