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Diagnosi precoce

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coloramente
view post Posted on 29/12/2007, 12:43




Si tende sempre di più ad anticipare la diagnosi di autismo. Ci sono psichiatri e psicologi che riescono a fare la diangosi anche a pochi mesi di vita del bambino. Uno degli strumenti utilizzati per la diagnosi precoce è la M-CHAT, che tra l'altro la magior parte dei pediatri ancora non conosce.

Comunque, il quesito che pongo è questo: a che serve fare una diagnosi così invalidante in una età così precoce, quando il bambino è ancora in forte sviluppo?
 
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LuisaMiao
view post Posted on 29/12/2007, 13:56





mmm bello il tuo quesito.
io direi che più che una diagnosi a quella età, e con le potenzialità di sviluppo ancora in atto, si possa parlare di individuare segnali precosi di autismo in modo da monitorare meglio la crescita del bambino.

la domanda che mi sono fatta io sull'uso di diagnosi precoci è che senso abbiano quando poi è molto difficile per questi genitori trovare strutture e professionisti seri che prendano in carico il minore e la famiglia per il trattamento. A volte pare di illuderli.... (onestamente spero che questo sia solamente una realtà del Nord e in particolare della Lombardia).
 
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coloramente
view post Posted on 30/12/2007, 00:16




Purtroppo è una realtà un po' ovunque, almeno in Italia. Il nord tra l'altro è più organizzato del centro e non parliamo poi della relatà del sud!!
E' vero, sembra di illuderli, e tra l'altro sono lasciati soli nelle loro battaglie per ottenere qualcosa...

Si, si potrebbero monitorare dei segnali precoci di autismo...ma se poi si evidenzierà che non sono di autismo? La famiglia è stata allarmata inutilmente? Si riallaccia a quello che dici tu: si avverte la famiglia e poi non ci sono le strutture adeguate, o se ci sono ci so può accedere solo a pagamento...
 
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LuisaMiao
view post Posted on 30/12/2007, 09:34




CITAZIONE (coloramente @ 30/12/2007, 00:16)
Si, si potrebbero monitorare dei segnali precoci di autismo...ma se poi si evidenzierà che non sono di autismo? La famiglia è stata allarmata inutilmente? Si riallaccia a quello che dici tu: si avverte la famiglia e poi non ci sono le strutture adeguate, o se ci sono ci so può accedere solo a pagamento...

punto primo, il pediatra (o comunque il professionista che evidenzia tali segnali) dovrebbe spiegare bene ai genitori che sono papunto segnali, che porteranno a *tenere d'occhio* il bambino ma che non vuol dire che è un bimbo autistico. meglio con relativi dati di predizione (se ci sono, onestamente non lo so). se poi con la crescita non c'è riscontro di un disturbo autistico, meglio :D

 
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coloramente
view post Posted on 6/1/2008, 23:16




Vero, però non sono cos' sicura che debbano allarmare dicendo magari che 'forse' il bambino è autistico, ma non so....

Comunque si potrebbe pensare ad un bel progetto rivolto ai pediatri, anche se bisogna vedere se lo accettano.
 
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LuisaMiao
view post Posted on 12/1/2008, 17:34





Io direi che tutto sta, come in molte cose, a come lo dici.
Certo che se urli "ah vostro figlio potrebbe essere autistico!!!" scatta l'allarme. Un conto ben diverso sarebbe impostare la comunicazione in un'ottica di prevenzione e così di controllo maggiore del bambino.


 
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coloramente
view post Posted on 12/1/2008, 18:07




Magari!

Da qualche parte ho letto che le forme di prevenzione (in tutti gli ambiti) sono le forme di intervento più efficaci ma le meno usate :angry:
 
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LuisaMiao
view post Posted on 12/1/2008, 20:13




CITAZIONE (coloramente @ 12/1/2008, 18:07)
Magari!

Da qualche parte ho letto che le forme di prevenzione (in tutti gli ambiti) sono le forme di intervento più efficaci ma le meno usate :angry:

Bè, è certo che la prevenzione è l'intervento più efficace anche se il meno usato....
Io finchè sono stata in Italia, in facoltà non ne abbiamo mai parlato (ma di cura se ne parla fino alla nausea). In un anno all'estero, ho passato buona parte di un corso a studiare i vari tipi di prevenzione, a come si pensano, preparano, attuano,... e si verificano :blink: da non credere!

 
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skeptic
view post Posted on 13/2/2008, 00:22




La prevenzione! Già...vi è però un effetto iatrogeno (ossia di patologie "indotte" dai medici o per diagnosi sbagliate o per effetto di un eccesso diagnostico), oltre alla problematicità della "prevenzione". Che significa? Adottare particolari strategie educativo-relazionali? Far seguire il bambino da uno "specialista" (quale)? Ecc. I genitori, in presenza di un'ipotesi (non una certezza) di patologia (soprattutto in caso di figlio unico) reagiscono quasi sempre in modo allarmistico ed iperprotettivo. Non volgio fare la Cassandra, ma è un dato di fatto che proprio a livello medico (OMS, associazione dei peditatri americani, ecc.) ci si stia interrogando sull'eccesso di diagnosi.
 
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coloramente
view post Posted on 19/2/2008, 22:39




Sono d'accndo anche io sull'interrogarci sull'eccesso di diagnosi...ma, il fatto è che alcune pratiche educative (che a volte vengono erroneamente chiamate riabilitative-fa più 'comodo' ai professionisti) dovrebbero essere proposte ed insegnate a tutte le neocoppie genitoriali. Questo sarebbe prevenzione e aiuto ai neogenitori a rafforzare e migliorare il rapporto emotivo-relazionale con i propri figli.
Non si fa, si spenderebbe troppo (per le elezioni anticipate però non mi sembra si preoccupino molto della spesa non prevista).

Non parlerei proprio di diangosi, quando è precoce, si potrebbe inventare un altro termine per indicare quei bambini che ad una visita risultano bisognosi di accorgimenti detti speciali. Questo eviterebbe anche parecchie diagnosi sbagliate (come il confondere l'autismo con un disturbo del linguaggio e poi inneggiare al miracolo con la guarigione dall'autismo).
 
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skeptic
view post Posted on 21/2/2008, 01:03




Sono d’accordo con te: c’è una carenza di genitorialità, un’incapacità a comprendere i problemi (diffusa anche tra i pediatri) e la fiducia ingenua nel “farmaco risolutore”. Credo che il non fare divulgazione medico-pedagogica sia una scelta, non economica ma autoritaria, per ritornare ad una società gerarchica.
Penso per esempio a come viene affrontato diversamente il problema degli aborti dei Down, in Canada ed in Italia.
In Canada è il comitato dei diritti dei diversamente abili (in gran parte Down, in prima persona – o ragazzi accompagnati dai genitori) che promuove la conoscenza di questa sindrome: i Down non si ammalano di tumore, né di depressione, né si danno casi di suicidi di Down (sì hanno alte percentuali di malattie cardiache, l’Alzheimer insorge in età più precoce) tuttavia è presumibile, considerate anche le caratteristiche comportamentali connesse alla patologia, che tali persone siano soggettivamente più felici delle altre. Le terapie riabilitative sono estremamente promettenti e sfociano, in numerosi casi, in una pressoché totale autonomia del paziente adulto. L’informare e sfatare anche il mito che i “Down sono tutti uguali”, perché il corredo cromosomico li fa (al di là dei segni sindromici) assomigliare ai genitori rassicura; inoltre la certezza di poter usufruire di assistenza adeguata spinge molti a scegliere di portare avanti la gravidanza.
In Italia, generalmente viene presentato un quadro drammatico e catastrofista, se non terrorizzante, dicendo alla fine che sta alla donna decidere se mettere in conto l’elaborazione per il lutto di un aborto o l’accollarsi per tutta la vita “un’infelice”, mentre dall’altra parte movimenti “pro-life” con un atteggiamento condiscendente e pietistico verso il “povero handicappato” e di una ferocia inverosimile verso la madre la rendono incapace di un lucido discernimento e ciò che accadrà sarà subito e non deciso.
 
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10 replies since 29/12/2007, 12:43   94 views
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